martedì 14 maggio 2013

Rinascita

Los Angeles 1986


Mi ridestai dopo un sonno che mi parve essere durato epoche intere, ed infatti il mondo che appariva ai miei occhi era colmo d'oggetti misteriosi ed inauditi, al punto da sembrar frutto di opera magica, di cui pure tutti si giovavano come se fossero parte della normale quotidianità. Ma subito non ebbi modo di pensare a cotali meraviglie, perché fui subito coinvolto dai miei interlocutori.


Ad attirare la mia attenzione fu innanzi tutto una dama di un'avvenenza ineguagliata, bella come Angelica dev'essere stata al tempo di Re Carlo Imperatore: disse di chiamarsi Nancy Callagan e di avere evocato me ed altri spiriti a partire da oggetti, a lungo quiescenti, che le erano stati consegnati da suo padre. Come Angelica, si dilettava dunque di magiche arti.
Affermò di essere in pericolo e di chiedere il nostro aiuto, offrendoci in cambio la libertà.

Quasi un'offesa, pretendere di voler contraccambiare ciò che ogni degno cavaliere dovrebbe desiare con tutta la sua forza, il pugnar per una siffatta donzella. Giammai si pensi che Messer Ludovico possa esitare nell'offrire i suoi servigi ad una dama in difficoltà – specie se graziosa come si conviene. Che direbbe Orlando?
Ma guardandomi attorno, compresi perché la donzella non si era limitata a chiedere un servigio facendo appello al nostro onore: ero forse l'unico, in quel consesso, a conoscere il senso di tale parola. Accanto a me, vedevo una banda di giovanotti evidentemente plebei, perché portavano abiti troppo larghi per la loro taglia (forse ereditati? O rubati?) e in più punti laceri, benché avessero anche catenelle, anelli di un certo pregio e di gusto discutibile. Uno, che portava una curiosa parrucca blu e diceva di chiamarsi Curte, era albergato da uno spirito come me, ma strano: parlava una lingua che suonava simile al fiorentino, e sembrava ossessionato da una certa Micaela (il che portava il pensiero alla mia perduta Alessandra...); un secondo, con in mano una grande chitarra, sembrava aver trangugiato un filtro d'oblio e di pazzia: barcollava, non teneva l'attenzione, biascicava di essere un gran musico di nome Ozzy Osburne; un terzo faceva continuamente correr la mano da un sacchetto di sfoglie gialle unte al luogo che deve rimaner nascosto, salvo quando scivolava poco furtivo verso le grazie femminili, e diceva di chiamarsi Rocco. Io, infine, avevo tra le mani il mio bastone animato, che celava il mio fido stocco.
In breve, per onore, per interesse o per noia accettammo di vendicare il torto subito dalla novella Angelica: suo padre Artigan era stato ucciso, mentre suo zio, John Costantine, era sparito. Il giorno dopo la morte del suo parente, un certo leguleio di nome Kevin Lomax aveva acquistato l'azienda di famiglia per conto di qualcuno.

di Ludovico Jacopo Ariosto


Nessun commento:

Posta un commento